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La lista della spesa (che non faccio mai) e i progetti di digitalizzazione

  • Immagine del redattore: Filippo Busca
    Filippo Busca
  • 9 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

In casa abbiamo una piccola lavagnetta dove appuntiamo un po’ di cose, soprattutto quelle da comprare. Per abitudine, salvo urgenze, la spesa la facciamo il sabato mattina. Quello che è scritto lì dovrebbe completare la lista della spesa, quella che — lo ammetto — non faccio mai.


Non so se capita anche a voi, ma durante le vacanze o nelle pause dalla routine quotidiana mi ritrovo a rivedere e rimpostare i miei comportamenti: palestra, alimentazione più sana, sveglia 20 minuti prima… e naturalmente gestione delle finanze (leggasi: fai la lista della spesa).


Appena rientrato sono bravissimo: Excel per monitorare i prezzi, lista smart sul telefono, analisi dei punti vendita a km zero per bilanciare genuinità e costo, percentuali di ottimizzazione dei consumi per i prossimi 6 mesi.


Indovinate quanto dura questa procedura virtuosa? Ahimè, pochissimo. Sabato scorso, per esempio: occhiata veloce alla dispensa, foto alla lavagnetta con lo smartphone e via con il solito approccio destrutturato. Risultato? Al rientro la frase di rito è stata: “Cazzarola, ci siamo dimenticati l’aceto.”


Senza voler ovviamente banalizzare, la lista della spesa è come il piano di digitalizzazione in azienda: tutti sanno che servirebbe, tutti si ripromettono di farlo bene… e poi, stretti dai tempi e dalla routine, si finisce per improvvisare.


Poi accade che mi trovo a parlare con le aziende, per esempio, di gestione delle scorte e del magazzino e mi sento dire:

  • “il magazzino lo gestiamo a vista, ormai sappiamo cosa serve” (di solito è tutto nella mente di una persona);

  • “gli scarichi di produzione? Li registriamo manualmente, a fine giornata” (ergo: a memoria).


Lo stesso ragionamento vale sia per un processo specifico, come nel caso qui sopra, sia per un ambito più vasto, come un progetto di innovazione o l’introduzione di un nuovo gestionale. L’approccio rischia di essere sempre lo stesso: “ma sì, più o meno sappiamo cosa serve”.


In realtà, senza una mappa chiara dei processi e delle priorità, il rischio è di tralasciare qualcosa di cruciale che si rivelerà dopo, complicando tutto.

In questo caso fare “la lista della spesa” significa:

  • analizzare i processi,

  • identificare le aree critiche,

  • definire le priorità,

  • e mettere nero su bianco gli obiettivi.


Sembra banale, ma è ciò che distingue un progetto improvvisato da uno che porta valore reale.


La lista perfetta non garantisce da sola una spesa perfetta, così come un piano non garantisce da solo il successo di un progetto. Ma aumenta enormemente le probabilità di non dimenticare ciò che conta davvero.

E tu, nella tua azienda, sei più da lista strutturata o da “gestione a vista”?


Con questo concludo e #restoinascolto.


 

 
 
 

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