La valigia troppo piena (e il gestionale che non decolla)
- Filippo Busca
- 26 ago
- Tempo di lettura: 2 min
Durante questo mese, con tutta probabilità, la maggior parte di noi (o quantomeno i più fortunati) si sono trovati ad avere a che fare con l’operazione “riempimento valigie”. Ovviamente la complessità della procedura cambia in relazione alla meta che si vuole raggiungere.
Senza cadere nella solita contrapposizione di carattere sessuale (della serie: le donne la riempiono più degli uomini… anche se forse è un po’ vero 😉), chi più chi meno si è trovato di fronte a delle scelte.
Io ovviamente non sono da meno. Qualche giorno fa stavo preparando la mia di valigia e, come sempre in queste occasioni, mi è tornato in mente un libro di Gabriele Romagnoli: “Solo bagaglio a mano”.
Il libro prende avvio da un episodio intenso ed emblematico: l’autore si sottopone a un rito coreano di “finto funerale”, ideato per indurre una riflessione profonda sulla vita. Chiuso in una bara con una veste bianca addosso, Romagnoli affronta la realtà della propria mortalità e medita sul peso (o sulla leggerezza) della propria esistenza.
Da quell’esperienza deriva il tema centrale dell’opera: il bagaglio a mano come simbolo dell’essenziale. Selezionare ciò che serve davvero diventa una filosofia: liberarsi del superfluo, sia materiale che psicologico, permette di vivere con maggiore apertura, curiosità e leggerezza.
Ecco, non so se ci hai fatto caso, ma quando un’azienda decide di cambiare il gestionale spesso fa l’esatto opposto: invece di viaggiare leggera, porta con sé un baule pieno di tutto quello che ha accumulato negli anni.
Vecchi processi che nessuno ha più il coraggio di mettere in discussione. Report che “sono sempre stati così”. Dati obsoleti che in realtà nessuno consulta da decenni.
È come partire per un weekend al mare con tre cappotti pesanti e la macchina fotografica a pellicola del ’92… “non si sa mai”.
Il risultato? Una valigia che pesa troppo. E un viaggio che diventa più complicato di quanto dovrebbe essere.
Un nuovo gestionale non è (solo) una sostituzione tecnica, ma un’occasione per ripensare al concetto di essenziale. Così come nel bagaglio scegli cosa ti serve davvero, in azienda bisogna decidere:
Quali processi portare nel nuovo ERP.
Quali dati meritano davvero di essere migrati.
Quali abitudini è meglio lasciare indietro.
Il problema è che spesso, per paura di dimenticare qualcosa, si finisce per portare tutto. E allora il nuovo software diventa una copia pesante e complicata del vecchio, senza i benefici della leggerezza.
Ecco tre domande che ogni azienda dovrebbe porsi prima di prepararsi al viaggio digitale:
Serve davvero? → Questo processo, dato o report viene ancora usato o è un cimelio storico?
Aggiunge valore? → Se lo porto nel nuovo ERP, migliora efficienza, decisioni, competitività?
C’è un’alternativa più semplice? → Forse quello che ieri richiedeva tre passaggi oggi si può risolvere in uno solo.
Viaggiare leggeri conviene. In vacanza, partire con la valigia giusta ti cambia il viaggio: sei più libero, più agile, più sereno. In azienda, affrontare la trasformazione digitale con lo stesso spirito significa evitare di trascinarsi dietro zavorre inutili.
Perché, alla fine, innovare non è portarsi dietro tutto: è scegliere con coraggio cosa lasciare indietro.
E tu e la tua azienda come state preparando la valigia per il prossimo viaggio digitale?
Con questo concludo e #restoinascolto
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