🎾 Oh, e guardala sta palla!
- Filippo Busca
- 2 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Era da un po’ che avevo voglia di riprendere la racchetta da tennis in mano.
Da ragazzino non ero troppo fissato con il calcio, per cui ho provato tanti sport. A parte il nuoto, dove mi sono impegnato un po’ di più, per il resto sono stati per lo più amori passeggeri. Il tennis è stato uno di questi, spinto anche da mio padre, che riteneva fosse lo sport ideale per conoscere gente in vacanza. Non chiedetemi il senso, ancora non sono certo di averlo capito.
In quegli anni (eh, qui mi sto sentendo vecchissimo…) la racchetta non era associata al beach tennis o al padel, ma semplicemente — si fa per dire — al tennis.
Vabbè, arrivo al punto, altrimenti la tengo troppo lunga come al solito.
Preso da quella voglia di ricominciare, chiamo il mio amico Marco, insegnante di tennis (tra le altre cose), e riparto.
Niente da fare: il rovescio proprio non ne vuole sapere.
Poi arriva il suggerimento del bravo coach: 👉 “Filippo, quando colpisci guardi me, guardi l’altra parte del campo… eh guardala sta palla, cazz-arola (sto edulcorando).
Oh, tutto qui? E cosa ci voleva? Adesso, finalmente, la palla almeno passa la rete.
Lezione 1 – Lo sguardo esterno
Lo potevo capire da solo, ma me lo ha detto un altro. A volte serve uno sguardo esterno per mettere in luce gli errori. Non perché sia più bravo, ma perché vede cose che tu non noti.
Il coach che ti dice “guarda la palla” non sta giudicando la tua bravura, ti sta dando la chiave per migliorare. L’analisi non è un giudizio: è uno strumento per smascherare abitudini consolidate che, presi dal quotidiano, non vediamo più. È anche un punto di vista diverso, frutto di esperienze e progetti condotti altrove.
Lezione 2 – Automatizzare sì, ma dopo
L’altro insegnamento riguarda gli automatismi. Oggi, con l’avvento dell’AI, la parola d’ordine è “automatizzare”. Anche prima era un obiettivo, ma ora il tema è diventato quasi esasperato.
Se un processo è concepito male, automatizzandolo continuerà a funzionare male… solo più velocemente. Prima devi imparare a fare bene. Poi puoi replicare, standardizzare, automatizzare.
Se non sai colpire la palla, è inutile che ti preoccupi di dov’è l’avversario. Prima devi correggere il gesto, interiorizzarlo, integrarlo al punto da renderlo automatico. Solo allora puoi pensare al colpo vincente.
Allo stesso modo: se la gestione ordini o il controllo dei dati sono confusi, digitalizzarli non risolverà il problema.
👉 La sequenza corretta è sempre questa: prima capisci, poi migliori, poi automatizzi.
Una lezione di tennis che diventa una metafora della digitalizzazione:
accogliere lo sguardo esterno come alleato, non come giudizio;
costruire solidità nel processo prima di inseguire l’automatismo.
E tu, nella tua azienda, su cosa stai davvero tenendo lo sguardo?
Con questo concludo e #restoinascolto.
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